Anatomia dell’apertura delle anche

L’anca è un’articolazione sferica, formata dall’osso della coscia, il femore, e l’incavo dell’osso del bacino, l’acetabolo.

Le sue funzioni principali sono: 

  • sostegno della parte superiore del corpo
  • mantenimento dell’equilibrio
  • aiuto nel piegamento in avanti, nel sollevamento delle gambe per camminare e correre e nel raddrizzarsi quando ci si sdraia.

Per i movimenti appena citati, è necessaria una grande coordinazione di molti muscoli, quali gli adduttori, l’ileopsoas, i muscoli dei glutei, i muscoli ischio-crurali, il quadricipite e i muscoli rotatori esterni.

Ciascuno di questi gruppi di muscoli è responsabile di più tipologie di movimento, ma in generale, la gamma di movimenti che ci consente l’articolazione dell’anca è molto completa, includendo quelli in avanti, indietro, laterali e rotatori.

Noi vogliamo però focalizzarci sui cosiddetti movimenti “di apertura” delle anche, così importanti nello Yoga. Ma già dopo qualche nozione di anatomia, capiamo subito che il bacino non si “apre”. Infatti, quando parliamo di apertura delle anche, ci riferiamo al movimento di rotazione esterna del femore, che avviene esclusivamente a livello dell’anca.

Tutte le forme che adottiamo per raggiungere un risultato visivo di apertura e che coinvolgono movimenti accessori, sono quindi “compensazioni” e per questo è bene iniziare focalizzandosi sulle posizioni in piedi e a gamba tesa, che evitano dunque di includere fin da subito la rotazione del ginocchio.

L’ elemento interno più importante in questo caso è sicuramente il movimento del gran trocantere (la tuberosità più grossa del femore, che dà inserzione a diversi muscoli) : si deve indirizzare indietro e internamente, verso l’acetabolo. Questa attivazione ci aiuta a non sovraccaricare l’articolazione dell’anca o a contare esclusivamente sulla sua mobilità. Tutto ciò andrebbe appreso fin dalle posizioni più semplici (quelle in piedi), perché eviterà l’insorgere di problematiche nell’affrontare asana più estremi. 

Back to basics: le anche

Quali sono le posture Yoga che coinvolgono maggiormente le anche? Potremmo dire tutte quelle in cui siamo seduti!

Mi spiego meglio…

Dal momento in cui ci sediamo, il bacino entra in gioco. E se pensi che questo implichi agio, facilità e immediatezza, ti sbagli! 

I motivi per cui gli asana che coinvolgono le anche sono tra i più difficili da lavorare, sono principalmente due:

1- Sedersi per terra o lavorare accovacciati non sono posizioni abituali nella nostra cultura e per il nostro stile di vita. In effetti, la nostra posizione abituale da seduti è quella della sedia (anca flessa a 90°), che ci ha disabituati all’esplorazione del movimento di quest’area del corpo così importante e mutevole.

2- Queste posizioni hanno anche una forte componente psicologica, poiché il bacino è la zona in cui immagazziniamo più tensioni, situazioni di cui non vogliamo occuparci e che non riusciamo a lasciar andare. Possiamo sicuramente definirlo il “contenitore emozionale”. Comprenderai dunque la sua tendenza alle resistenze.

Quindi, nel momento in cui dovessimo incontrare una rigidità a livello dell’anca, sarebbe consigliato evitare di insistere e piuttosto comprendere quali azioni corrette mettere in pratica, anche millimetriche, per imparare a muovere l’articolazione. A niente servirà preoccuparci di ginocchia e piedi, se prima non avremo imparato ad avere percezione e controllo delle nostre anche!

Nota anatomica

Il bacino non si “apre”! Quando parliamo di apertura delle anche o del bacino, ci riferiamo al movimento di rotazione esterna del femore.

Ma partiamo dalle basi…

Il bacino unisce la parte superiore del nostro corpo a quella inferiore e rappresenta l’articolazione più grande che possediamo, quella che ci permette di camminare, saltare  e, in sostanza, di muovere le gambe. 

È bene sapere inoltre che le anche rimangono “attive” per più della metà della giornata e per questo motivo sono maggiormente esposte a usura rispetto ad altre articolazioni del nostro corpo. Ecco perché prendersene cura è così importante, dentro e fuori dal tappetino!

A livello di pratica Yoga, come ho accennato poco fa, la cosa importante sarà esplorare il range di movimenti di cui questa articolazione è capace, per poterli assimilare e giovarne anche a livello delle articolazioni di ginocchio e caviglia. Come?

Partendo dalle posizioni in piedi! 

Ti starai domandando perché, visto che ho esordito parlando invece del coinvolgimento del bacino soprattutto nelle posizioni sedute. Ecco la risposta: concentrarci esclusivamente sulle posizioni in piedi e ad arto esteso, ci permette di isolarle, senza compensare con la rotazione del ginocchio. 

Solo una volta assimilati questi movimenti, avremo la possibilità di focalizzarci sulle sensazioni a livello dell’anca, con due punti fissi: il piede radicato a terra e il bacino. 

E infine, integreremo la rotazione del ginocchio.

Iniziando in questo modo, una volta acuita la nostra sensibilità a livello dell’anca, anche quando avremo gli ischi a terra saremo in grado di identificare l’azione che desideriamo produrre.

Martina